I cambiamenti per migliorare la qualità della vita lavorativa si limitano spesso al design di una sedia o di un utensile mentre, a livello di management aziendale, gli interventi correttivi tendono ancora ad essere circoscritti solo a specifiche situazioni palesemente inadeguate, come se fosse impensabile mettere al centro dell'attenzione il lavoratore e affrontare le problematiche in modo sistemico: approccio peraltro unico in grado di spiegare la complessità dell'interazione uomo-macchina-ambiente. A fronte del continuo cambiamento nel modo di lavorare, tali considerazioni acquistano ulteriore valenza in una società postindustriale che, al di là dei condizionamenti imposti da orari di lavoro rigidi o dalla concentrazione spaziale delle attrezzature e delle postazioni, è chiamata ad analizzare e gestire sia l'impatto con le nuove tecnologie (interfacce uomo-macchina, telematica, telelavoro, ecc.), sia i problemi legati al rapporto uomo-uomo e uomo-ambiente, nel senso di una crescente richiesta di protezione sociale da parte di lavoratori disabili, immigrati, anziani o donne ancora discriminate. Ciò significa costruire intorno ai lavoratori un contesto che chiede all'ergonomia il contributo delle varie discipline che la compongono: quelle biomediche per affrontare il problema della salute dei lavoratori minacciata da potenziali agenti nocivi (fisici, chimici, biologici); quelle tecniche volte essenzialmente all'adeguatezza e sicurezza di ambienti, spazi e attrezzature; quelle psicosociali e sociologiche per l'importanza degli aspetti organizzativi legati al contenuto del compito, ai gruppi di lavoro, ai tempi e ritmi del processo operativo ed alle caratteristiche del più ampio scenario socio-economico.
Lavoro ed ergonomia
2002-07-01
Abstract
I cambiamenti per migliorare la qualità della vita lavorativa si limitano spesso al design di una sedia o di un utensile mentre, a livello di management aziendale, gli interventi correttivi tendono ancora ad essere circoscritti solo a specifiche situazioni palesemente inadeguate, come se fosse impensabile mettere al centro dell'attenzione il lavoratore e affrontare le problematiche in modo sistemico: approccio peraltro unico in grado di spiegare la complessità dell'interazione uomo-macchina-ambiente. A fronte del continuo cambiamento nel modo di lavorare, tali considerazioni acquistano ulteriore valenza in una società postindustriale che, al di là dei condizionamenti imposti da orari di lavoro rigidi o dalla concentrazione spaziale delle attrezzature e delle postazioni, è chiamata ad analizzare e gestire sia l'impatto con le nuove tecnologie (interfacce uomo-macchina, telematica, telelavoro, ecc.), sia i problemi legati al rapporto uomo-uomo e uomo-ambiente, nel senso di una crescente richiesta di protezione sociale da parte di lavoratori disabili, immigrati, anziani o donne ancora discriminate. Ciò significa costruire intorno ai lavoratori un contesto che chiede all'ergonomia il contributo delle varie discipline che la compongono: quelle biomediche per affrontare il problema della salute dei lavoratori minacciata da potenziali agenti nocivi (fisici, chimici, biologici); quelle tecniche volte essenzialmente all'adeguatezza e sicurezza di ambienti, spazi e attrezzature; quelle psicosociali e sociologiche per l'importanza degli aspetti organizzativi legati al contenuto del compito, ai gruppi di lavoro, ai tempi e ritmi del processo operativo ed alle caratteristiche del più ampio scenario socio-economico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.