Gli ultimi anni hanno visto un uso crescente degli apparecchi di risonanza magnetica (RM) nella pratica medica; contemporaneamente è aumentata l’attenzione verso l’esposizione occupazionale dei lavoratori (medici, tecnici di radiologia e infermieri) che operano in prossimità di questi dispositivi, in alcuni casi anche durante la scansione. La recentissima direttiva 2013/35 [1] che ridefinisce (a valle del lungo iter di aggiornamento della precedente direttiva 2004/40 [2]) il quadro normativo per la protezione dei lavoratori dai campi elettromagnetici, deroga in modo condizionato, le attività relative alla RM dalla conformità ai limiti imposti, senza tuttavia sollevare i datori di lavoro dall’obbligo di eseguire una valutazione del rischio, come prescritto anche nel Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro [3]. Durante un esame di RM sono presenti tre tipi di segnali elettromagnetici: un campo magnetico statico di alta intensità, un campo magnetico di gradiente (CMG) alle frequenze intermedie e un campo magnetico pulsato a radiofrequenza. In questo lavoro verranno presentati i risultati di due campagne di misura effettuate presso due apparecchi di RM a corpo intero a 1.5 T e a 3 T, svolte al fine di valutare l’esposizione dei lavoratori ai soli CMG. Questo tipo di segnale presenta andamenti temporali piuttosto complessi e, ad oggi, metriche e procedure per una valutazione del rischio adeguata non sono state ancora definite. In questo ambito, si è ritenuto utile analizzare le forme d’onda acquisite applicando il metodo del picco ponderato (MPP) nel dominio del tempo e nel dominio della frequenza, per confrontare i risultati e fornire informazioni utili all’implementazione del metodo stesso. Il MPP per la valutazione di segnali complessi (non sinusoidali) è stato proposto dall’International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP) [4] ed esplicitamente recepito come approccio preferenziale nella Direttiva Europea 2013/35 [1].

Il metodo del picco ponderato per la valutazione dell'esposizione occupazionale ai campi di gradiente emessi dagli apparati di risonanza magnetica

Pinto R.;Merla C.;Lopresto V.;
2013-01-01

Abstract

Gli ultimi anni hanno visto un uso crescente degli apparecchi di risonanza magnetica (RM) nella pratica medica; contemporaneamente è aumentata l’attenzione verso l’esposizione occupazionale dei lavoratori (medici, tecnici di radiologia e infermieri) che operano in prossimità di questi dispositivi, in alcuni casi anche durante la scansione. La recentissima direttiva 2013/35 [1] che ridefinisce (a valle del lungo iter di aggiornamento della precedente direttiva 2004/40 [2]) il quadro normativo per la protezione dei lavoratori dai campi elettromagnetici, deroga in modo condizionato, le attività relative alla RM dalla conformità ai limiti imposti, senza tuttavia sollevare i datori di lavoro dall’obbligo di eseguire una valutazione del rischio, come prescritto anche nel Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro [3]. Durante un esame di RM sono presenti tre tipi di segnali elettromagnetici: un campo magnetico statico di alta intensità, un campo magnetico di gradiente (CMG) alle frequenze intermedie e un campo magnetico pulsato a radiofrequenza. In questo lavoro verranno presentati i risultati di due campagne di misura effettuate presso due apparecchi di RM a corpo intero a 1.5 T e a 3 T, svolte al fine di valutare l’esposizione dei lavoratori ai soli CMG. Questo tipo di segnale presenta andamenti temporali piuttosto complessi e, ad oggi, metriche e procedure per una valutazione del rischio adeguata non sono state ancora definite. In questo ambito, si è ritenuto utile analizzare le forme d’onda acquisite applicando il metodo del picco ponderato (MPP) nel dominio del tempo e nel dominio della frequenza, per confrontare i risultati e fornire informazioni utili all’implementazione del metodo stesso. Il MPP per la valutazione di segnali complessi (non sinusoidali) è stato proposto dall’International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP) [4] ed esplicitamente recepito come approccio preferenziale nella Direttiva Europea 2013/35 [1].
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12079/59991
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